Il contatto fisico: come trovare l’equilibrio tra paura e mancanza

di Luca Oppici

Forse uno degli aspetti che i ragazzi hanno sentito maggiormente nelle relazioni umane è la mancanza di contatto fisico e vicinanza in questo periodo di isolamento domestico forzato.Nella dimensione primordiale il toccare è la porta principale che il bambino utilizza per conoscere il mondo ed entrare in relazione con le altre persone. La dimensione del corpo e dell’utilizzo del corpo nella relazione è fondamentale anche una volta cresciuti e divenuti adulti. In questo periodo il distanziamento e la riduzione della vicinanza e del contatto fisico ha inevitabilmente messo in evidenza una percezione di ambivalenza del proprio corpo. L’oscillazione tra due poli definiti che si muove tra la paura del contagio, dell’essere veicolo di trasmissione, potenziale pericolo per i propri cari e la necessità di vicinanza e calore umano che solo un abbraccio o una pacca sulla spalla possono dare. Questa situazione ha sicuramente richiamato ad un senso di responsabilità delle proprie azioni e del proprio corpo che si muove nello spazio, ci ha fatto percepire i luoghi solitamente abituali in modo diverso perché diversa era la funzione che ricoprivano. E allora la cucina è diventato il luogo della creatività in cui immergersi in ricette mai sperimentate, il tavolo della sala è diventato spazio dove divertirsi con i propri genitori ad un gioco in scatola, il bagno è diventato il luogo del relax e dell’isolamento, in tutto questo si è sperimentato un nuovo modo di stare in contatto ed in relazione. Un altro aspetto toccato dai ragazzi riguarda l’immaginarsi le nuove relazioni, nella cosiddetta “Fase 2”, gioco di proiezione del proprio sé nei confronti dello spazio aperto, delle interazioni con l’Altro non-familiare, le paure, le ansie, ma anche le curiosità nell’inventarsi modalità nuove di stare in relazione. E allora spazio all’immaginazione!

I Partnerdel progetto

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